A tre anni dal lancio la Suzuki Swift cambia motore e si rifà il trucco, ma solo nei dettagli: d’altronde, la linea grintosa e caratterizzata dal tetto quasi piatto di questa piccola a cinque porte non aveva bisogno di una “svecchiata” sostanziale. Le novità si concentrano nel frontale (mascherina più incassata, con griglia a nido d’ape e listello cromato più pronunciato) e bastano per donarle un aspetto più dinamico. La piccola giapponese si conferma molto accogliente in rapporto alla lunghezza di soli 384 cm: quattro adulti hanno tutto lo spazio che serve e anche sedendo al centro del divano non si sta scomodi. I sedili hanno l’imbottitura piuttosto morbida, con regolazione a scatti (non molto precisa) dell’inclinazione dello schienale. L’interno della Suzuki Swift non cambia: mantiene un aspetto sobrio e gradevole, ma anche le plastiche rigide e “leggerine” e il cassetto con lo sportello privo di apertura frenata e di illuminazione. Anche il vano di carico è rifinito un po’ spartanamente, ha un portellone non molto grande e una capacità discreta: 265/947 litri. Di fatto, nella guida non si rimpiangono troppo i sette cavalli in più erogati dal vecchio 1.2, anche perché sono compensati da una migliore omogeneità di erogazione: la coppia massima viene erogata a 2800 giri (prima, a 4400). Il quattro cilindri della Suzuki Swift è dolce nella risposta e se la cava in tutte le situazioni, pur non avendo ambizioni sportive (soddisfatte dalla versione 1.4 Boosterjet Hybrid Sport, che di cavalli ne ha 129 e costa 23.850 euro). La vettura ha confermato di essere facile e divertente da guidare; rapida nei cambi di direzione, si corica poco di lato in curva e tiene bene la strada: danno il loro contributo le sospensioni non troppo morbide (ma in grado di filtrare bene le buche), il cambio ben manovrabile e lo sterzo preciso e “sincero”.